Archive for the 'Viaggi letterari' Category

Vivere veramente richiede coraggio

Se ci muoviamo con fiducia in direzione dei nostri sogni e ci sforziamo di vivere la vita che abbiamo immaginato, incontreremo un successo inaspettato nelle ore comuni

Henry David Thoreau – Walder ovvero vita nei boschi

Capitolo primo

Capitolo primo. Adorava New York. La idolatrava smisuratamente“. No, no, è meglio “La mitizzava smisuratamente“, ecco. “Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero, e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin“. Ahhh, no, fammi ricominciare da capo.

Capitolo primo. Era troppo romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto. Trovava vigore nel febbrile andirivieni della follia e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a qualsiasi situazione“. Eh, no… stantio, roba stantia… di gusto uhm… Insomma, dai, impegnati un po’ di più. Da capo.

Capitolo primo. Adorava New York, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. Com’era difficile esistere in una società desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, televisione, crimine, immondizia“. Troppo arrabbiato. Non voglio essere arrabbiato.

Capitolo primo. Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre”. No, aspetta, ci sono.

“New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata“.

(Woody Allen,  “Manhattan”)

Londra: Libri nello zaino

 

Se, come me, trovate molto gustoso assaporare l’atmosfera e la mentalità del luogo in cui andrete attraverso la lettura di libri che lo riguardano vi consiglio per Londra questi due:

  •  Londra immaginata di Anna Quindlen, della collana Luoghi d’Autore di Feltrinelli e
  •  Il treno per Babylon. Giro del mondo in Underground dell’italiano Alex Roggero collana Feltrinelli Traveller.

Il primo libro, apprezzabile soprattutto dagli amanti della letteratura inglese ma interessante e di piacevole lettura per tutti, ripercorre Londra alla ricerca di quelle atmosfere che i grandi scrittori inglesi hanno immortalato nelle loro opere. Quanto di Londra ci hanno comunicato i romanzi in essa ambienti? Anna Quindlen ricerca la sua Londra immaginata nella Londra degli anni 2000 “Non ci potrebbe essere città migliore per ambientarci un romanzo. Dopo che il grande incendio devastò quasi tutta la città, Christopher Wren propose che si ricostruisse secondo un modello più razionale. Ciò avrebbe reso Londra immensamente più facile da girare e le avrebbe conferito un assetto più schematico che ancora oggi non ha e che non ha mai avuto. Grazie a Dio la proposta fu presa in considerazione, ma anche respinta. La città che risorse dalle ceneri dell’incendio seguì lo stesso schema insensato di viottoli di campagna, di salite e di discese che l’avevano contraddistinta in precedenza. E si riaffermò dunque come una sorta di misterioso labirinto che ha un effetto irresistibile su una mente fantasiosa”. Il treno per Babylon invece ha per protagonista the Tube e il variegato mondo che si snoda attorno alle sue linee. Un libro ricco di storia e informazioni ma prezioso soprattutto perché aiuta a cogliere  il vero spirito di una Londra cosmopolita e multiculturale. Non riporto qui citazioni perchè avrò modo di citarvelo spesso nei miei post sul Londra.  

 

Marian Keyes: Santa Monica

La messa a Las Vegas era molto diversa da come la ricordavo in Irlanda. Il giovane e aitante sacerdote era fuori a stringere la mano ai fedeli che entravano e la chiesa, piacevolmente fresca, era gremita da gente stranamente giovane e bella.
Mentre ci stringevamo in un banco lucido qualcuno stava provando il microfono e poi una stridula voce di donna annunciò “Buooon gior-no! Benvenuti alla nostra celebrazione”.
Si sentì il trillo di un campanello e una ragazza con i capelli lunghi e le scarpe di Miu Miu si incamminò lentamente verso l’altare, reggendo sopra la testa un’enorme Bibbia, come se stesse per fare un esorcismo. Dietro di lei veniva il sacerdote e un gruppetto dei chierichetti più carini che avessi mai visto. Salirono i gradini di marmo e all’improvviso lo spettacolo ebbe inizio!
C’erano turisti a Santa Monica? chiese il prete, oppure qualcuno che era stato “lontano”? La parola “lontano” fu pronunciata in tono allusivo, così immaginai non si riferisse a un luogo geografico.
Qualcuno si alzò e tutti si misero ad applaudire, così se ne alzarono altri.
“Attori disoccupati” mormorò Emily “è l’unica occasione che hanno di ricevere applausi”.
(…)
Poi la funzione cominciò. Il mio ricordo più nitido della messa in Irlanda era un povero prete che inveiva a una chiesa mezza vuota: “Bla bla bla, peccatori, bla bla bla, anime nere del peccato, bla bla bla, le fiamme dell’inferno…” ma questo somigliava più a musical: un mucchio di canti e drammatizzazioni dalle letture…suppongo fossero pronti nel caso tra il pubblico, cioè tra i fedeli, ci fosse un produttore.
Non mi sentivo completamente a mio agio in mezzo a tanto zelo e io ed Emily continuavamo a darci gomitate e a ridere di nascosto come se avessimo ancora nove anni.
La funzione raggiunse il climax durante il Padre Nostro, quando ci prendemmo tutti per mano e cantammo.
Emily sorrise sarcastica, lasciando dondolare la mano vuota verso la navata. Ma il sorriso le morì sulle labbra quando l’uomo nel banco di fianco allungò la mano e strinse la sua, costringendola ad uscire dal banco, e me con lei.
Nella fila davanti a me un giovane con un sedere sproporzionatamente grosso cantò tutta la preghiera guardando negli occhi bramosi della sua ragazza. Agghiacciante!
A un certo punto (credo fosse a “…non indurci in tentazione”) dovemmo alzare le mani sopra la testa. Mi venne naturale pensare che con una macchina fotografica piazzata su un cavalletto si sarebbe potuta fare una bellissima foto.
Finito il Padre Nostro, il prete disse “Scambiatevi un segno di pace”. All’improvviso, ricordai che quello era il motivo principale per cui avevo smesso di andare a messa. E’ terribile essere costretti a dimostrarsi affettuosi, soprattutto la domenica mattina. In Irlanda ci limitiamo al minimo indispensabile: ci sfioriamo la mano borbottando “La pace sia con te”, evitando accuratamente di guardaci negli occhi. Ma avevo il sospetto che adesso non ce la saremmo cavata così facilmente, e in effetti finimmo praticamente per fare sesso con chi ci stava attorno.
La gente usciva dai banchi, attraversava la navata e abbracciava chiunque capitasse a tiro. Fu orribile. Io mi ritrovai spiaccicata sulla spalla del ragazzo con il culone che aveva cantato per la sua ragazza.
(da “Baci da Malibu” di Marian Keyes, Super tascabili Sperling)


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