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Buon Anno!

neve della befana

solo perchè esisto
sono qui
tra la neve che cade

[issa]

Buon Natale!

Buon Natale a tutti!

Fanciullina uno

Io per certe cose sono rimasta una fanciullina. Quando si tratta di mangiare e bere, per esempio.

Settimana scorsa ero di buon umore e quando sono di buon umore divento teneramente infantile. Insomma ero in giro per grandi magazzini in pausa pranzo e m’è venuto in mente di comprare un bollitore per farci il te’ in ufficio. Pensato e fatto, mica come i colleghi che nei deliri invernali avevano progettato l’acquisto di un microonde per le zuppe del casale e nell’afa estiva proposto un minifrigobar per bibite, yogurt pro dieta e vodka antidepressiva senza mai concretizzare nulla.

Ho comprato il bollitore, il te’ verde e con la tazza che avevo già (anni fa ho fraternizzato con un altro ufficio molto godereccio che di tanto in tanto mi invita a prendere il te’) sono tornata in ufficio felice come una bimbetta . Finalmente potevo avere un ruolo in azienda, fare il te’ (e anche il caffe liofilizzato)!

Però, sarà la calura estiva, sarà il senso di colpa dei colleghi che avevano proposto una cucina super attrezzata che non s’è mai vista, al mio grido entusiasta “TEEEEEEEEEE’?????????????” nessuno si aggrega e così bevo sempre il te’ da sola. I miei colleghi li vedo molto inteneriti dalla situazione, mi guardano sorridenti mentre riempio il bollitore, mentre preparo il te’ in bustina (ok è sacrilego però insomma non voglio esagerare è pur sempre un ufficio!), mentre degusto (o meglio tracanno) e raggiungono il massimo della tenerezza quando mi avvio verso il bagno con la mia mug da lavare. Sembro proprio me treenne quando scioglievo il pongo nel Dolce Forno.

Beh felice di farli sorridere in questo grigiore milanese anche se li ho visti preoccupati sentendo i miei discorsi sulla possibilità per questo inverno di preparare odorose zuppe liofilizzate. Esisterà la polenta istantanea?

Dedicata a me

Io l’ho cercata sopra il colle
La mia piccola ribelle
Stava invece in casa tua
O bambola
Con me viveva sotto il sole
A nutrirsi di parole
Quando mai la rivedrò
O bambola
Si dice in giro che la tieni male
Come fai
Mandami a dire se è vero
Corro a prenderla
E se l’hai vista intorno al fiume
Per le strade sulla neve
Pensaci e fammela
Una ipotesi
Si dice in giro che la tieni male
Come fai
Mandami a dire se è vero
Corro a prenderla
Dicono che si è fatta brutta
Questo non mi va
Mandami a dire se è vero
Corro a prenderla
L’abbellirò con nastri rosa
Fiori gialli tra i capelli
Riderà incredula
O bambola
Riderà incredula
O bambola
Riderà incredula
O bambola

 

Per una bambola – Patty Pravo -1984

 

Villaggi turistici con menu senza glutine

Si avvicina agosto, per molte persone è ora di portare la famigliola in vacanza.
Se nella vostra c’è un celiaco e volete andare in villaggio state tranquilli, ormai il personale dei villaggi è sempre ben disposto a darvi spiegazioni e, spesso, a rendersi disponibile per cucinare anche la pasta che vi siete portati con voi. Un consiglio che mi sento di darvi è di scegliere, se possibile villaggi con pranzi a buffet in modo da avere più scelta (ormai sono quasi tutti così).
Se proprio volete andare sul sicuro so che ci sono alcuni tour operator sensibili al problema celiachia che dovrebbero fornire in loco supporto informato.
Quello che conosco io perchè ho partecipato a una loro conferenza sull’argomento qualche anno fa alla BIT (con buffet finale senza glutine), è il Tour Operator i Viaggi del Ventaglio. Le prove? Qui e qui 

Se voi ne conoscete altri rendeteci partecipi della vostra esperienza!

 

Istanbul e l’hamam

Un mese fa ero a Istanbul,  vi parlerò di questa bellissima città ma ora, vorrei ricordare brevemente la mia bellissima esperienza nell’hamam. Se ci andrete non potete rinunciarvi, se l’idea vi mette soggezione fate come me, sceglietene uno storico che inevitabilmente sarà anche turistico, così vi ritroverete tra stranieri e non vi sentirete fuor d’acqua.
Sono stata in uno dei più famosi e antichi ed è stata un’esperienza bellissima. Non ho fatto massaggi, semplicemente sono entrata e mi sono rilassata, gettandomi acqua fresca sul corpo, sudando nella sauna e godendomi un’atmosfera secolare. Molte delle altre donne presenti, alcune italiane, hanno scelto il pacchetto comprendente il lavaggio e il massaggio eseguito da simpatiche donnone in costume intero grigio. Ma la presenza delle altre non mi ha infastidito perchè lì il tempo sì ferma, il mondo resta fuori, gli uomini e quel che temiamo pensino di noi pure e resta solo il nostro corpo e la nostra mente.
Che usanza meravigliosa, peccato che noi italiani non l’abbiamo conservata.

Per quanto riguarda il mangiare senza glutine, ho brevemente cercato informazioni su internet ma non ho trovato nessun elenco di ristoranti, così come al solito mi sono munita di restaurant card in turco e mi sono trovata benissimo, ovviamente ho mangiato tantissimo riso e kebab (non quello in panino ma in spiedino)

Vivere veramente richiede coraggio

Se ci muoviamo con fiducia in direzione dei nostri sogni e ci sforziamo di vivere la vita che abbiamo immaginato, incontreremo un successo inaspettato nelle ore comuni

Henry David Thoreau – Walder ovvero vita nei boschi

Ad Alexander Platz NON c’era la neve…

Alex vista da Kik

Grazie a Kik per avermi prestato la sua foto di Alexander Platz che potete vedere anche qui

…ma un sole splendente e un cielo caraibico che mi hanno lasciato come souvenir una bella abbronzatura da muratore!
Di Alex che tanto mi incuriosiva dirò che effettivamente non è bella, ma non è caotica e confusionaria come ho letto da qualche parte, anzi tutt’altro, e alla fine nella sua bruttezza, ho deciso che comunque è uno dei luoghi più tipici di Berlino. Mi ci sono anche affezionata perchè il nostro Hotel si staglia sopra di essa in modo imbarazzante; se non fosse per la famosa antenna della televisione che lo supera in altezza sarebbe il palazzo più alto della zona e forse di tutta Berlino (ma forse no, considerando che geniali architetti, tra cui l’onnipresente Piano, hanno trasformato la fascia di fango che era Postdammer Platz ai tempi del muro in un nucleo di alti palazzi archittetonicamente incredibili).

Siamo andati a Berlino nel week end di Pentecoste ma questo lo abbiamo scoperto solo di lunedì quando saremmo voluti andare per negozi e alle 10 era ancora tutto chiuso. In Germania dev’essere una festività piuttosto importante e festeggiata visto che in diversi luoghi (anche all’ingresso di una sorta di centro sociale punk) ho visto cartelloni con scritte di “Happy Pentecost! :)”.
Comunque, torniamo al nostro arrivo. Già dalla metropolitana di superficie possiamo dare un’occhio al paesaggio, la periferia di Berlino è fatta di nulla. Si passa attraverso campi, campi, campi e poi casine, quache palazzo DDR e poi lo Sprea le cui rive sono abitate soprattutto da fabbriche abbandonate. Una di queste, pur essendo diroccata, è animata da una gran folla che ne riempie il cortile e ne ricopre i tetti. Stanno ballando. Ma di più non si può notare, il treno è andato oltre. Qualche giorno dopo, camminando lungo strade semideserte e viuzze nell’erba, abbiamo raggiunto la fabbrica scoprendo che parte della sabbia di Riccione è ora lì a costituire una spiaggetta improvvista dove i ragazzi si divertono a prendere il sole e a tracannare birra guardando il fiume.

Berlino è una città ricca di musei, ce ne sono di tutti i tipi, arte contemporanea, arte ellenistica, cultura ebraica, cultura nazista… ma noi, con pochi giorni a disposizione, anche se un museo lo abbiamo visitato, siamo andati per carpire qualcosa della città. E quello che ho intuito è che i berlinesi mi pare vivano davvero bene. Niente traffico, niente mezzi affollati, niente code per entrare nei locali, tante bici, tanti cani (ma nessun gatto???), uccellini disneyiani che cinguettano e mangiano direttamente dalle mani…
Così mi sono fatta l’idea che Berlino sia come un paesone ma formato metropoli, a misura d’uomo ma con spazi enormi: grandi strade e grandi spazi verdi come il famoso parco Tiergarten che fagocita cittadini di ogni tipo, dalle famiglie turche a quelle ariane, dalla single in topless, allo sportivo con cane, al punkettone con famiglia.
Un’altra cosa mi ha colpito e che credo rappresenti bene lo spirito della città: l’ingresso della metropolitana. Ho visto diverse metropolitane ma nessuna senza alcuna barriera, senza tornelli da superare. A Berlino sì. A Berlino si possono permettere di gestire bene le linee di metropolitana senza mettere controlli all’ingresso. I casi sono due, o la maggior parte dei berlinesi è davvero onesta oppure se ti beccano in metropolitana senza biglietto sei finito, devi vendere la casa, l’auto e lavorare a vita per pagare la multa.

Girando per i diversi quartieri della città ho cercare di immaginare il grande assente, il muro. Ora del muro resta poco, come è giusto che sia, chi ci pensava quel novembre a preservare qualche pezzo per i turisti di oggi, si pensava solo a cancellare quell’assurdità.
Però tracce del muro l’occhio attento le trova, a volte manifestate apertamente attraverso cartelli di foto d’epoca e pezzi ricollocati successivamente, a volte volutamente rese note, come la East Wall Gallery, piuttosto squallida (come pure terribile è la ricostruzione di Check Point Charlie), a volte piccoli tratti, ormai parte integrante della nuova urbanistica e difficilmente appariscenti.

Sono passati venti anni da quando la Germania è tornata ad essere unita e Berlino una sola, certamemente i primi anni dopo la caduta del muro visitarla doveva essere davvero un’esperienza particolare e a suo modo dolorosa, Berlino, tra l’altro, ha subito pesanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e ha impiegato decenni per curare le sue ferite. Oggi che la ricostruzione ha saldato i due settori, Berlino resta comunque, almeno rispetto ad altre città tedesche che ho visitato, un mondo a se stante, dove pare, tra l’altro, che la vita artistica e culturale sia molto viva e creativa. Purtroppo cinque giorni non portano a conoscere una città, ma io sono tornata a casa con l’idea che sia una città dove è bello vivere.

Berlino senza glutine – Non ho molto da dirvi se non di armarvi di foglietto con le traduzioni in tedesco (dal sito già citato e riportato nella colonna dai link qui a destra) e di non fatevi problema a mostrarlo ovunque. Oltre a quello scegliete piatti “sicuri” (carne e pesce, frutta e verdura) ed evitate salse, ma quello già lo sapete. Io ho mangiato in una birreria un ottimo stinco con patate e un filetto in una steak house dove, tra l’altro, appena la cameriera ha visto il foglietto ha capito di che si trattava, evidentemente non ero la prima. Ho cenato anche in due ristoranti etnici di riferimento orientale, tagliolini di riso con pollo e verdure e riso al curry (pollo, verdure e spezie) ed è andato tutto bene. Comunque in rete ho trovato su vari siti questo elenco di locali berlinesi che forniscono menu per celiaci, io però non ho avuto occasione di andarci.

Visto che tanti mi scrivono per chiedermi come fare quando vanno in giro vi racconto come faccio io. Ovviamente parlo di vacanze brevi, di massimo una quindicina di giorni. Io mi porto sempre biscotti e brioche per la prima colazione che vado a fare in locali come Starbucks (santo!). Con una colazione così abbondante spesso non è nemmeno necessario pranzare (così risparmio soldi e tempo) e comunque mi porto dei cracker o pizzette sottovuoto nel caso venga colta da fame mentre sono in giro. La sera utilizzo il sacro fogliettino e scelgo locali non troppo particolari dove valuto di poter trovare piatti “semplici”. Comunque nella mia valigia, oltre ai farmaci consueti, non mancano mai due confezioni di Dissenten, che non si sa mai!

Pronti per Berlino

Finalmente è giunta l’ora di un nuovo viaggetto mordi e fuggi, un fast trip molto adeguato ai nostri tempi, così adeguato che ormai sta passando di moda e la gente ricomincia a sognare viaggi lenti in treno, in auto, in bici … perchè il viaggio vero e proprio, si sa, non è la meta ma il percorso, geografico e interiore, che porta ad essa.
Eppure bisogna lavorare, bisogna rispettare le diretive aziendali e quindi ho solo 5 giorni per carpire qualcosa di Berlino.

Ciò che la rendeva così particolare, la diversità tra est e ovest, ogni anno che passa è sempre meno evidente; la grande opportunità di crescita e sviluppo architettonico data dal crollo del muro (intendo proprio in senso fisico) e dalla ricostruzione di Berlino est ne rende ormai difficile l’individuazione dell’origine e soprattutto ha esaltato la parte est a discapito di quella ovest, una volta considerata da noi occidentali la “vera” Berlino.

Comunque sia è una città che mi incuriosisce parecchio, anche per il fatto che praticamente tutti i nomi delle strade e delle piazze mi restano impronunciabili e irricordabili, tutte tranne lei, Alexanderplatz (ex berlino est, per intenderci, come tutto il Mitte, considerato ora il centro di Berlino), piazza, leggo, enorme e caotica, ma che era e rimane un simbolo sia per i berlinesi che per me che da piccola ho adorato il ritornello della canzone di Battiato cantata da Milva “Alexander platz” chiedendomi come cavolo fosse questa AlexanderPlatz….

Addio Pippa

Addio a Pippa, che non conoscevo.

Ha fatto del viaggiare un’arte e già solo per questo una grande.

Girare in autostop vestita da sposa è stata un’idea pazzescamente bellissima, peccato che la follia vera sia ben altro, quella che l’ha gettata in un fosso dopo averla violata


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